Giovedì, 21 Novembre 2024

La storia di Francesca. L'Alzheimer ha distrutto l'identità di mia madre. E la mia vita

Pubblicato in I vostri casi. A cura dell'avv. Emanuela Astolfi

Per la sezione I VOSTRI CASI

A cura dell'avv Emanuela Astolfi

 

Roma, 18 ottobre 2024

 

Avere un genitore con l’Alzheimer è qualcosa che non si può spiegare e non si può capire: devi viverla quell’angoscia, devastante, fin dal principio, di tua madre che ti guarda e non sa più chi sei. Non si può comprendere il brivido che provi addosso ogni volta che stai solo e ripensi a quello che ti sta succedendo e senti il baratro che ti chiama, che ti affligge”. A dirmelo è Francesca (nome di fantasia che attribuisco ad una mia assistita), una donna che sta male, che racconta di aver sviluppato stati depressivi dopo che quel mostro senza conscienza, l’Alzheimer, è entrato nella sua intimità, nel rapporto più profondo che aveva, quello con sua madre.

 

 

Non è facile sentire storie simili: essere un avvocato ed ascoltare persone che stanno attraversando situazioni così dolorose, impone, oltre ovviamnete all'impegno professionale, un solenne impegno morale. Chi decide di affidare a te, proprio a te, una vicenda così complessa merita un'assistenza fatta con il cuore: solo l'energia del cuore ti spinge a fare, dire, cercare e azzardare quel qualcosa in più che può essere decisivo nel giudizio. Bisogna essere cacciatori di idee. E senza l'amore, un cacciatore di idee non puoi esserlo, non riesci a stare dietro a questa materia, in continuo mutamento,  in cui devi essere sempre pronto a studiare nuove strategie.

 

Francesca si è rivolta a me per partecipare all’azione collettiva per il recupero delle somme – indebitamente – richieste e versate alla RSA in cui soggiorna la madre. Ha letto di me e delle sentenze positive che ho ottenuto insieme all'avv Francesco Felici e voleva capire se anche il suo caso poteva essere portato in giudizio. E così mi ha riferito dei sacrifici. Macigni che le rendono la vita impossibile: “Ho fatto di tutto per tenerla in casa mamma, solo che ad un certo punto diventa impossibile. Neanche le badanti riescono a domarla e per la sua sicurezza ho preferito mandarla in una struttura sanitaria”. Ebbene, la Rsa scelta da Francesca, come tutte d’altronde nella Regione Lazio, richiede una quota di compartecipazione alla retta per il soggiorno pari a 1.890,00 euro al mese. Una somma che lei non riesce a sostenere: “Inutile che mi dicono che in base all’Isee quello è l’importo dovuto: conteggiano beni che non mi danno reddito, anzi, che mi provocano solo uscite sottoforma di tasse. Io non ho i soldi per pagare e ho maturato già una morosità di oltre 20 mila euro”.

 

Quest'anno ho ottenuto altre due sentenze positive, in un caso è stata anche disposta una CTU d'ufficio, ancora pendente, sono fiduciosa sul buon esito. Ce la metto tutta, sapendo bene quello che significa per queste famiglie affrontare un giudizio.  E' un ulteriore peso per loro ed una sfida importante per me: c'è chi mi dice "nonostante quello che sto passando, sono felice di fare questa causa, perchè comunque vada sento che sto facendo la cosa giusta". Ecco, io sono lì, insieme a loro per "quella cosa giusta" che ci chiama. Voglio cambiare la vita di chi sta credendo in questa causa e ed in me, perchè vincere questi procedimenti cambia -davvero -  la vita alle persone.