Per la sezione I VOSTRI CASI
A cura dell'avv Emanuela Astolfi
Roma, 21 ottobre 2024
“Lei lo sa quali sono gli effetti dell’indifferenza?” Me lo chiede una signora, una bella signora, che siede di fronte per una consulenza legale. Le chiedo di spiegarsi. E lei è un fiume in piena “ Mio marito mi ha tradito, ma su quello ci sarei anche passata sopra, soprattutto perché mi ha tradito dopo anni di indifferenza. Ecco questa sì che l’ho sofferta, l’indifferenza. Vivere con una persona che nemmeno ti guarda e che neanche ti considera per una litigata. La rassegnazione negli atteggiamenti della persona con cui pensavi di costruirci una vita ti gela. Ti rende insicura. E non è facile convivere con questi sentimenti”.
Dopo essermi occupata per tanti anni di diritto di famiglia ho ribaltato tutti i miei preconcetti: raramente sono i grandi eventi, i tradimenti, le liti per un motivo specifico a sfaldare il rapporto coniugale. Il più delle volte è quella che tutti chiamano “l’insopportabilità”, il fastidio che l’altra persona ti crea anche se non fa niente, ma proprio niente, che porta alla “intollerabilità della convivenza”, come scriviamo poi sugli atti. Ecco l’insopportabilità poi, col tempo si trasforma in indiffenza, un’indifferenza che può far malissimo, perché nella coppia, ad un certo punto, quando c’è una crisi, non si viaggia più con lo stesso ritmo ed una parte può ancora essere innamorata, dell’altra. O dell’idea di famiglia. E non accetta la fine del rapporto che, seppur malato, sembra essere più sicuro di un nuovo inizio, da soli. Ecco, sembra però, perchè non è affatto così.
La signora, mi riferisce di non volere la separazione. Si aggrappa a quelli che lei percepisce come piccoli segnali di riavvicinamento da parte del marito ma che, ad occhio esterno, appaiono invece come palesi volontà di chiudere il rapporto. “Lui ora sta con un’altra” mi dice “ ma io lo perdonerei. E’ vederlo disinteressato a quello che eravamo che mi fa più male”
Il dolore e la sofferenza vanno capiti e rispettati e, soprattutto, con la dovuta delicatezza, va portata la persona a capire anche quelle che sono le corrette - anzi meglio definirle le sane - aspettative da avere in una separazione: la rabbia, infatti, spesso fa perdere il buon senso. Si vuole l’addebito. Se ci sono dei figli il livello di conflittualità poi può diventare strabordante ed avere un impatto devastante sugli stessi. Si vuole “rovinare”economicamente l’altro. O, nei casi peggiori, si vuole punire il partner attraverso i figli che non devono assolutamente pagare il prezzo di scelte insensate. Deleterie. Ed il ruolo dell’avvocato deve essere proprio questo: aiutare la persona a lasciare da parte ripicche ed i risentimenti. Va elaborato un nuovo progetto di vita: questo è l'unico modo per "vincere" nei conflitti famigliari