Lunedì, 23 Dicembre 2024

Un nostro associato scrive su Il Messaggero

Quella scritta al Quadraro

Al Quadraro si scende nella città del cinema. Il cittadino che arriva dall’urbe, subito dopo la curva di via Frascati, trova maestoso l’Arco dell’Acquedotto Felice, detto pure l’Arco della Primavera perché tanti anni fa c’era la trattoria Primavera che aveva anche la fabbrica del ghiaccio e produceva la gassosa con lo stesso nome. Stiamo parlando di prima e dopo la guerra. Il ragazzino che consegnava la bibita per il Quadraro è ancora vivo e continuano a chiamarlo “er gazzosa”.

 

Peccato che appena attraversato l’Arco, sulla sinistra, proprio sul muretto sopra la ferrovia, qualche ignoto poeta ha espresso il suo sdegno tracciando in bella mostra “meio sbatte la testa su muro che averla piena di m….” e praticamente, da più di un anno, chi entra o esce dal territorio del X Municipio deve leggerla. 

 

L’ufficio del decoro del Comune di Roma non ha ancora provveduto a cancellarla. Ma i signori consiglieri e lo stesso presidente del Municipio, quante volte ci passeranno per la salita del Quadraro? Possibile che non hanno mai sentito l’esigenza di farla cancellare? Pensiamo proprio di no perché altrimenti avrebbero anche notato che il muretto che costeggia la discesa avrebbe proprio bisogno di un ritocchino giacché è pieno di crepe e con bordi sfaldati.

 

 Il muretto alto sessanta centimetri non ha più una dignità estetica e pratica, è sporco, pieno di scritte e cancellature alla meglio, con i cespugli che escono dai mattoni sopravvissuti. In altri casi si vedono i tondini di ferro arrugginiti. Nell’altra corsia, non c’è il muretto, ci sono, se va bene, i parapedonali, una volta di un colore, altri di un' altra fucina, altrimenti una recensione provvisoria (di solo qualche anno) di plastica arancione, in altri casi proprio nulla con canne selvagge alte due tre metri che spuntano dalla terra. A maggior corredo urbano un po’ di buste di plastica appiccicate sugli arbusti incolti.

 

 Benvenuti nel territorio del X Municipio, dove a distanza di qualche centinaio di metri inizia la “via del cinema” versione rivisitata di (una piccola parte) di via Tuscolana, di cui l’amministrazione locale ne va molto fiera, ma sfortuna vuole che l’opera, per nulla riuscita, avrebbe richiesto un pizzico di attenzione nella realizzazione e una cura dopo averla inaugurata. Ma questa è un’altra storia, concentriamoci sull’entrata del quartiere del cinema. Il Consiglio del Municipio non dovrebbe esserne proprio fiero. Noi cristiani dell’urbe pensiamo che questa sia la nostra Roma, quella di tutti i giorni e non quella commercializzata nel mondo e da amministratori poco accorti e non meritevoli della nostra stima. Angelo Tantaro