RomaToday - 20 giugno 2012 - L'associazione di solidarietà sociale 'Avvocato del Cittadino' scende in campo a sostegno dei giovani artisti, e delle band musicali, vittime di raggiri e promesse non mantenute da parte di finti scopritori di talenti
In questo periodo caratterizzato da talent show musicali e rockstars planetarie poco più che adolescenti aumentano sempre più i giovani aspiranti musicisti, armati di passione e speranza e pronti a tutto pur di veder realizzato il loro sogno. Correndo anche il rischio di finire nella tela di qualche truffatore. Per sostenere il talento ed i sogni di questi giovani artisti, l’associazione Avvocato del Cittadino ha comunicato che offrirà ai suoi iscritti la possibilità di avvalersi di consulenze legali presso la sua sede di via dei Fulvi 49, per valutare la possibilità di agire e chiedere un risarcimento delle spese sostenute e del danno patito.
Il progetto sosterrà inoltre gli artisti in eventuali vertenze per il lavoro in nero. Questa iniziativa nasce appunto per contrastare gli sfruttamenti e le truffe presenti nel business della musica, sempre più frequenti, secondo quanto riportato dall’associazione ‘Avvocato del Cittadino’.
LE TRUFFE - “Capita spesso che presunti manager prendano accordi con dei gestori di locali, promettendo a giovani cantanti la partecipazione a Festival e grandi eventi in cambio di qualche serata. Ma poi, ad esibizioni fatte, gli organizzatori spariscono nel nulla facendo lavorare i musicisti gratuitamente, e soprattutto facendogli perdere tempo e voglia di continuare. O ancora – spiega il comunicato dell’associazione ‘Avvocato del Cittadini’ - non è raro che etichette discografiche, propongano dei contratti che prevedono che la casa discografica si occupi della distribuzione del disco e che la band paghi le spese per la produzione dello stesso: alla fine il disco viene prodotto ma rimane nei cassetti delle scrivanie della casa discografica che non provvede alla distribuzione”.
PRODUTTORI FITTIZI - “Altra cosa che capita frequentemente è che alcuni fittizi manager esigano dei soldi in cambio della programmazione di date di concerti che poi non vengono organizzati. O che, nei contratti di sconosciute etichette discografiche, spesso ingenuamente non letti attentamente dai giovani, sia prevista la cessione dei diritti sull’immagine o sulle canzoni – prosegue il comunicato - questo può voler dire che se un brano della band viene utilizzato per uno spot pubblicitario, i proventi vanno tutti all’etichetta ed i musicisti non hanno nulla a che pretendere”.
LAVORO IN NERO – “Un altro aspetto da non sottovalutare è la forte presenza di lavoro nero – conclude quindi il comunicato - i musicisti che si esibiscono in concerti pubblici, manifestazioni o locali, in quasi nessun caso si vedono riconosciuti i contributi Enpals e Siae”.
Marco Guercini