Giovedì, 21 Novembre 2024

AVVOCATO DEL CITTADINO, A 19 ANNI CHIUSO A CHIAVE IN UFFICIO DURANTE LA PAUSA PRANZO. STORIE DI GIOVANISSIMI UMILIATI SUL LAVORO


Durante la pausa pranzo, veniva chiuso a chiave dentro al negozio perché di quelle 8 ore, pagate in nero, non doveva perdere neanche un minuto. Così un 19enne, alla sua prima esperienza di lavoro in una piccola società che si occupa di riparazioni di computer, ha assaggiato il sapore della mortificazione. E della disillusione rispetto al nuovo mondo, quello del lavoro appunto, sul quale aveva puntato molto in termini di aspirazioni. Ambizioni. E soprattutto di dignità, quella dignità che fin dai banchi di scuola aveva sentito dire che spettasse al lavoratore.


In tempo di crisi, sono innumerevoli i casi di ragazzi sfruttati senza alcun rispetto. Senza umanità: già perché riservare ai giovanissimi, ossia a coloro che appena usciti dalle scuole superiori si cimentano con le prime esperienza lavorative, trattamenti irrispettosi vuol dire rasentare la spietatezza. A segnalarlo è l'associazione di solidarietà sociale Avvocato del Cittadino, la prima a Roma a sorgere su strada ed a raccogliere il comune malcontento.

Anche un'altra ragazza, giovanissima 20enne, racconta di essere pagata 480 euro al mese nei suoi lavori estivi di educatrice in cui, per 5 giorni a settimana, senza la previsione di turni o momenti di riposo, doveva sorvegliare sotto la sua personale responsabilità, almeno 10 bambini dai 3 ai 6 anni, per 8/9 ore al giorno. E con imbarazzo confessa anche di aver avuto difficoltà, quando stava male, a comunicare ai suoi capi che non poteva andare al lavoro, perché la paura di essere mortificata per il disagio che avrebbe creato lasciando scoperto il suo turno, la costringeva a recarsi al lavoro spesso anche con la febbre.



Ci sono poi i baristi, una categoria sempre più spesso colpita da demasionamenti o contratti part time che mascherano orari full time: è il caso di due ragazze trentenni che, stanche di lavorare 8/10 ore a giorno, con un contratto di 6 ore, hanno deciso di dimettersi dopo molti anni di lavoro perché oltretutto non ricevevano regolarmente gli stipendi. "In generale, andare ad incidere negativamente sull'entusiasmo e le aspettative dei giovani è qualcosa di davvero vergognoso, ancor di più lo è se questo vuol dire calpestare la dignità dei ragazzi sul lavoro assumendo atteggiamenti dispotici - dice Emanuela Astolfi, fondatrice dell'associazione Avvocato del Cittadino - Noi siamo a disposizione di tutti coloro che, trovandosi in situazioni analoghe, hanno bisogno di consigli e consulenze su come muoversi per far valere propri diritti sia per la richiesta ai datori di lavoro di differenze retributive che di risarcimenti del danno per le mortificazioni subite"