I medici puntano sulla voglia di "bellezza a tutti i costi", parlando troppo poco dei rischi ma non dimenticando di riassumerli in un consenso informato sottoposto all'ultimo ai pazienti
Rassicurazioni sul risultato. Un'occhiatina alle foto dei casi simili. Un veloce controllo all'agenda per fissare una data. Ed ecco che si arriva al giorno dell'intervento, senza capire effettivamente quali sono i rischi a cui ci si sottopone, con l'ansia di finire, finire in fretta.
Sono varie le segnalazioni arrivate all'associazione romana "Avvocato del Cittadino" di pazienti che, prima di sottoporsi ad interventi estetici di minima entità in strutture della Capitale, hanno firmato il consenso informato - un documento obbligatorio per legge che enuncia sia il trattamento a cui il paziente verrà sottoposto che le possibili complicanze - in maniera frettolosa, poco prima di entrare in sala operatoria o addirittura all'interno di essa. O ancora, direttamente nell'ambulatorio, poco prima di procedere al trattamento.
Eppure ogni tipologia di intervento, anche il più semplice come quello per l'inoculazione dell'acido ialurionico può comportare dei rischi, seppur minimi, che non sempre vengono attentamente e diffusamente esposti dai medici. Sempre invece, vengono riassunti in un consenso informato, in alcuni casi scritto piccolo e spesso composto di più pagine. Sottoporre frettolosamente ai pazienti tale documento, un istante prima di procedere al trattamento o all'intervento chirurgico, porta all' apposizione di firme senza la giusta lucidità e calma, essendo normale uno stato di agitazione prima di una qualsiasi operazione medica. Dunque - in tali casi - si ha un consenso informato senza valore, mancando non solo le spiegazioni preliminari ma anche la possibilità di leggerle con la dovuta attenzione nel documento.
"Se la chirurgia plastica estetica non subisse gli effetti della commercializzazione, se alcuni medici non usassero strategie da supermercato proponendo il 3x2, se i rischi di un intervento e i dolori post operatorio venissero accuratamente spiegati e documentati con materiale cartaceo rilasciato nell'ambito delle visite, la firma del consenso alle porte della sala operatoria non sarebbe così grave - dice Roy De Vita, primario di chirurgia plastica e ricostruttiva dell' Istituto tumori Regina Elena di Roma e membro del Consiglio Superiore di Sanità - Il problema è che non sempre vengono date tutte le informazioni e del materiale su cui riflettere prima dell'intervento. Fatto sta che spesso, i pazienti neanche sanno che tipologia di filler o botulino gli viene iniettato. E questo è vergognoso. Non essendo necessaria una cartella clinica, in alcuni casi addirittura non si ha una tracciabilità post intervento".
"Chiunque sia stato vittima di casi di malasanità, di ingiustizie o abbia semplicemente voglia di segnalare casi di disagi vissuti in ambito sanitario può rivolgersi alla nostra struttura, insieme possiamo dar voce al problema, oltreché offrire servizi di consulenze legali specializzate" dice Emanuela Astolfi, presidente dell'associazione di solidarietà sociale Avvocato-del-Cittadino (www.avvocatodelcittadino.com), nata nel 2009, la prima a Roma a sorgere su strada a diretto contatto con le persone e i loro problemi, a servizio di chiunque abbia bisogno di informazioni e consulenze.