Nel 7% dei casi, durante il ricovero, si sviluppano lesioni da pressioni. Avvocato del Cittadino Associazione Astolfi ne parla con il Prof Durante
Cartelle cliniche che non segnalano lesioni da pressione, linee guida non rispettate, difficoltà nella gestione del pazienti fragili. L’avv Emanuela Astolfi, presidente di Avvocato del Cittadino Associazione Astolfi ed il prof Corrado Maria Durante vulnologo e chirurgo plastico, affrontano il tema delle piaghe da decubito che, secondo le statistiche, vengono sviluppate nel 7% dei ricoveri. Il problema, riguarda principalmente i soggetti più anziani
Il 90% delle famiglie che si sono rivolte all’associazione per partecipare all’azione Alzheimer- RSA, per il recupero delle rette pagate nel corso dei ricoveri, riferisce che il familiare degente, durante il soggiorno, ha sviluppato piaghe da decubito, principalmente nella regione lombo sacrale, una delle aree più complesse anche poi da trattare per le cure. Ovviamente la rabbia dei familiari dei pazienti è incontenibile, soprattutto perché le linee guida e tutte le precauzioni necessarie non sempre vengono rispettate. Inoltre, soprattutto nei malati di demenza grave, l’insorgenza di ulcere da pressione è ancora più grave e pericolosa, data l’assenza di collaborazione alle cure da parte del paziente.
Il Prof Durante spiega che se un soggetto ha già una lesione da pressione e ne sviluppa successivamente un’altra, l’insorgenza della seconda piaga decuplica gli effetti della prima: pertanto, l’attenzione e la prevenzione deve essere massima.
Ricordiamo inoltre che le lesioni da pressione - soprattutto se sono più di una - debilitano profondamente il paziente e, nel corso delle degenze, non sono infrequenti fenomeni infettivi (anche per la contaminazione crociata che è un nodo cruciale in tutti i contesti sanitari) che possono portare, nei casi più critici, anche al decesso del paziente.
Altro problema è la mancata segnalazione, nelle cartelle cliniche, delle piaghe da decubito: nell’intervista vengono segnalati casi di fogli di dimissione in cui il grave problema non viene neppure indicato, condotta - oltreché illecita e grave – che può complicare ulteriormente la condizione del paziente
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